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RESIDENZA SAN MARTINO 2 Schiavi SpA mette a disposizione la propria competenza per supportare i clienti nell'organizzazione degli spazi interni della casa, in accordo con le loro necessità funzionali ed estetiche. Le soluzioni d'interni che abbiamo specificamente progettato per la Residenza di Lecco San Martino sono proposte ad altissimo valore aggiunto in termini di stile, colori, arredamento e performance, pensate per mettere in risalto i numerosi dettagli di pregio degli appartamenti: vi proponiamo un interior design di eccellenza a completamento della vasta gamma di servizi offerti dalla nostra azienda. Scopri di più
RESIDENZA CADORNA Schiavi SpA mette a disposizione la propria competenza per supportare i clienti nell'organizzazione degli spazi interni della casa, in accordo con le loro necessità funzionali ed estetiche. Le soluzioni d'interni che abbiamo specificamente progettato per Residenza Cadorna sono proposte ad altissimo valore aggiunto in termini di stile, colori, arredamento e performance, pensate per mettere in risalto i numerosi dettagli di pregio degli appartamenti: vi proponiamo un interior design di eccellenza a completamento della vasta gamma di servizi offerti dalla nostra azienda. Scopri di più
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Residenza Paganini Schiavi Spa supporta i clienti nella progettazione e organizzazione degli spazi interni della casa, nel pieno rispetto delle loro esigenze stilistiche e funzionali. L’interior design di Residenza Paganini è orientato alla massima fruibilità degli spazi e alla versatilità degli ambienti, poiché li rende liberamente arredabili a seconda delle preferenze stilistiche dei futuri abitanti. Ampi, ariosi e luminosi, gli spazi indoor si caratterizzano per una comunicazione bidirezionale con l’esterno grazie alle grandi aperture su giardini e logge. Scopri di più
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Residenza Paganini Schiavi Spa supporta i clienti nella progettazione e organizzazione degli spazi interni della casa, nel pieno rispetto delle loro esigenze stilistiche e funzionali. L’interior design di Residenza Paganini è orientato alla massima fruibilità degli spazi e alla versatilità degli ambienti, poiché li rende liberamente arredabili a seconda delle preferenze stilistiche dei futuri abitanti. Ampi, ariosi e luminosi, gli spazi indoor si caratterizzano per una comunicazione bidirezionale con l’esterno grazie alle grandi aperture su giardini e logge. Scopri di più
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La natura nella Reggia di Monza La Reggia di Monza – meglio conosciuta con il nome di Villa Reale – è una delle opere architettoniche più famose della Lombardia. Realizzata in stile neoclassico nel corso della dominazione austriaca del XVII secolo su progetto dell’architetto Giuseppe Piermarini, venne inizialmente concepita soltanto come residenza estiva privata degli Asburgo. La villa conserva ancora oggi la sua denominazione aristocratica perché, per lungo tempo, venne abitata esclusivamente da regnanti: dal governatore generale della Lombardia austriaca Ferdinando d’Asburgo-Este (la cui madre, l’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo, aveva personalmente richiesto l’edificazione del palazzo) al Viceré del Regno d’Italia Napoleonico Eugenio di Beuharnais (che commissionò al suo architetto di fiducia Luigi Canonica la costruzione del teatrino di corte) fino al Viceré austriaco Ranieri Giuseppe d’Asburgo-Lorena, eletto durante il nuovo Regno Lombardo-Veneto. Ed è in prevalenza proprio a quest’ultima figura che si deve la lussureggiante ricchezza botanica che ancora oggi caratterizza il grande parco e i giardini che circondano la villa. Attualmente, gli estesi spazi verdi attorno al palazzo neoclassico sono diventati un luogo d’incontro per la comunità monzese e delle province vicine, un ambiente di incredibile fascino in cui rilassarsi ma anche una location per l’organizzazione di eventi esclusivi. Allo stesso tempo, il parco e i giardini continuano a distinguersi come universo naturale di straordinaria varietà e fattura, che ospita al proprio interno differenti “ambienti” ricchissimi di specie botaniche. Un esempio è la cosiddetta Orangerie, ossia la struttura un tempo destinata alle serre che i monzesi conoscono con il nome di “Serrone”. L’edificio si trova sul lato nord della Villa Reale e ha dimensioni ragguardevoli, esaltate dalla presenza delle enormi finestre. All’interno dell’Orangerie venivano originariamente custodite (nei mesi invernali) le piante più delicate – in particolare quelle esotiche – e, sebbene oggi questi spazi vengano utilizzati per esposizioni artistiche, nei pressi della struttura è stato impiantato un grande roseto a celebrare le origini della costruzione. A conferma di questo imprinting ancora inalterato, il Serrone è sede fissa dell’annuale concorso floreale organizzato dall’Associazione Italiana della Rosa. Tuttavia, la natura della Reggia di Monza non si ferma qui: il parco a disposizione è infatti talmente ampio e articolato da essersi trasformato, nel corso dei secoli, nel luogo perfetto per la crescita rigogliosa di innumerevoli specie botaniche, così come per la presenza di preziosa fauna locale. I Giardini e il Parco della Villa Reale: centinaia di ettari di pura natura La vastità dei giardini della Reggia di Monza è senza dubbio straordinaria: stiamo infatti parlando di una superficie pari a circa quaranta ettari (ossia 400mila metri quadrati!) che circonda da ogni lato tutti gli edifici del complesso. Il Parco Reale, invece, è diviso dai giardini da una recinzione e si estende addirittura per seicento ettari. In epoca napoleonica e per volontà di Bonaparte stesso, l’intero spazio in esterno era stato strutturato come una tenuta agricola modello ma anche come riserva di caccia privata e, proprio per questa ragione, ospitava (e ospita tuttora) i cosiddetti “giganti verdi”: alberi ultrasecolari piantumati per arricchire e infittire il patrimonio arboreo dell’area. La varietà - e non solo la quantità – è dunque al cuore di questo sterminato complesso in outdoor, nel quale si possono ammirare panorami tra loro molto diversi. Un esempio sono le fitte aree boschive in contrasto con il grande prato all’inglese visibile a levante, con le sue caratteristiche due querce che da secoli fanno da “soldatini” alla facciata della Villa. Poco distante dal ben noto Ginkgo biloba – l’albero giapponese considerato la specie arborea più antica del pianeta – è presente anche una grande sequoia americana dal caratteristico tronco rossiccio, mentre scendendo nell’area ombreggiata lungo il vialetto a sud-est, nei pressi del muro di cinta, è impossibile non notare il gigantesco cedro libanese, considerato una vera e propria opera botanica vivente grazie alla presenza di ben quattro tronchi che sembrano braccia estese verso il cielo. Nei Giardini della Reggia di Monza sono inoltre presenti numerose altre specie botaniche: dagli ippocastani alle farnie, dalle sofore ai faggi, dai platani ai liriodendri. Una mappa completa dei “giganti verdi” della Villa Reale è disponibile a questo link. L’aglio orsino: il “profumo” tipico del Parco di Monza Chi frequenta il Parco di Monza è sicuramente a conoscenza del tipico “profumo” che questo emana fino al di fuori della sua recinzione. Si tratta di un odore piuttosto pungente ma non sgradevole, decisamente vegetale, che ricorda – sebbene in modo meno intenso – quello del classico aglio che siamo soliti utilizzare nelle nostre cucine. È l’aglio orsino (Allium ursinum), una pianta perenne che, a partire da un bulbo, produce foglie lanceolate con fiori candidi facilmente riconoscibili. È per questo che il parco della villa è punteggiato di bianco da maggio in poi, soprattutto nella ricca area del sottobosco. L’aglio orsino venne introdotto nella tenuta durante il periodo austriaco per tenere lontani gli insetti dannosi e, ancora oggi, rappresenta una delle esperienze multisensoriali più tipicamente associate a questo spazio pubblico monzese. L’acqua: il cuore pulsante del Parco e dei Giardini della Reggia di Monza L’acqua ha un ruolo assolutamente cruciale nella vita del parco e dei giardini che circondano la Villa Reale. In effetti, è quasi certamente ad essa che si deve – almeno in parte – la formidabile e duratura ricchezza naturale della tenuta. Ad attraversare gli esterni della Reggia monzese è il ben noto fiume Lambro, che ha origine nel cuore del Triangolo Lariano, appena sopra il Ghisallo, e si snoda praticamente per tutta la Brianza prima di confluire nel Po. Nella sua lunga “passeggiata” per la provincia, il Lambro tocca e nutre anche il Parco di Monza per circa tre chilometri e mezzo, ed è questa la ragione per cui all’interno di esso ci sono ancora oggi piccoli ponti e chiuse. Il complesso sistema di acque che alimenta il parco e i giardini della villa è direttamente collegato proprio al fiume, attorno al quale è possibile ammirare grandi aree boschive ricolme di platani, in alcuni casi anche monumentali, di pioppi, ontani neri, frassini maggiori, tigli e salici bianchi. Uno spettacolo naturale di innegabile bellezza, meraviglioso in particolare durante i mesi autunnali. La tenuta ospita anche quattro rogge, i cui tracciati continuano a essere ben riconoscibili: la Roggia Molinara, quella della Pelucca, quella dei Mulini Asciutti e quella del Principe. Non erano neppure le sole un tempo presenti nel parco: le rogge Gallarana, Ghiringella e dei Frati erano anch’esse parte del territorio originario, ma sono oggi purtroppo scomparse. Per cosa venivano impiegati questi piccoli e graziosi corsi d’acqua? Per le attività più diverse: per irrigare i campi e i poderi (addirittura lavorando in modo cadenzato e alternato), per alimentare i mulini e le lavanderie, per far defluire le acque di rifiuto o addirittura per convogliare l’acqua ai giardini della villa. È il caso della Roggia del Principe, che forma il Laghetto, la Cascata e il piccolo specchio d’acqua nei pressi del Belvedere, per poi uscire dai confini dei Giardini e tramutarsi nel Laghetto della Valle dei Sospiri prima di confluire finalmente nella Roggia della Pelucca. Ed è proprio attorno a questi corsi d’acqua, e a quest’ultimo in particolare, che trovano casa le tante specie animali presenti nel parco. La fauna del Parco di Monza Gli animali che vivono nei giardini e nel parco della reggia monzese tendono, comprensibilmente, a essere schivi e a non desiderare il contatto con l’essere umano. Per questa ragione, la loro presenza fissa nella tenuta potrebbe risultare addirittura una sorpresa per qualcuno. In verità, il parco è ancora oggi frequentato abitualmente da svariate specie di uccelli, come il picchio rosso, il picchio muratore, l’anatra mandarina e persino la splendida civetta. L’usignolo, un tempo anch’esso presente nell’area, sembra purtroppo essere scomparso a causa dell’incremento del disturbo antropico, mentre è stata segnalata la presenza, almeno fino a qualche tempo fa, di alcune cinciallegre, di aironi cinerini, rampichini, fagiani, allocchi e addirittura di qualche martin pescatore. Per quanto riguarda le specie anfibie, la tenuta ospita la Rana di Lataste – che vive quasi sempre nel sottobosco e si sposta in acqua soltanto per riprodursi. La sua presenza nella zona non è scontata, specialmente se si considera che le rane di Lataste che abitano il parco sono tra le ultime presenti nell’intera provincia di Milano. Infine, menzione d’onore per la timidissima volpe rossa, quasi il “fantasma” della tenuta ma in realtà presente in pochi, preziosissimi esemplari. Avvistato alla luce del giorno molto raramente, questo animale crepuscolare e notturno si nutre in prevalenza di roditori ma anche di frutta e bacche, e svolge un importante ruolo di spazzino naturale per l’intero parco.
Come la tecnologia ha cambiato il concetto di casa Quello delle nuove tecnologie è uno dei settori che più hanno subito un’impennata negli ultimi decenni. Gli aggiornamenti e gli investimenti in quest’ambito sono costanti, al punto che tecnologie che fino a ieri sembravano all’avanguardia possono diventare obsolete in un breve lasso di tempo (il termine “obsolescenza tecnologica” è, non a caso, specificamente legato all’epoca attuale), e interessano praticamente ogni contesto industriale. Più ad ampio raggio, è la trasformazione digitale a tracimare ormai in ogni settore produttivo, con l’obiettivo di modernizzarlo e renderlo più performante e resiliente. L’edilizia è anch’essa sottoposta a questa cruciale metamorfosi e, di riflesso, anche il concetto di casa si modifica e si plasma con l’aiuto delle nuove tecnologie. In che modo la tecnologia influenza l’edilizia contemporanea La trasformazione digitale in ambito costruttivo interessa ogni tappa del processo di realizzazione di un edificio, a partire dalla sua progettazione. Se si considera che, nell’arco di pochi decenni, si è passati dagli elaborati grafici eseguiti a mano alla modellazione 3D dell’ormai ben noto BIM (Building Information Modeling), e che le comunicazioni stesse tra progettista e committente si sono spostate dallo studio di architettura allo spazio in Cloud, si intuisce facilmente che ci troviamo di fronte a una rapidissima e detonante rivoluzione di settore. La tecnologia interessa oggi a livello pratico anche il cantiere: ai super-collaudati materiali tradizionali – che a loro volta diventano progressivamente più performanti per impatto estetico o qualità tecniche come resistenza, ecocompatibilità e coibentazione – si affiancano su base regolare inediti materiali innovativi (in questo blog abbiamo parlato dei bio-compositi, dei geopolimeri provenienti dagli scarti del marmo, delle facciate tessili, solo per citarne alcuni) che rispettano l’ambiente e favoriscono il riciclo di materiali un tempo considerati semplicemente “rifiuti”. Senza contare ovviamente le tecnologie applicate ai processi produttivi, che snelliscono le attività e le rendono più rapide, efficienti e precise: un buon esempio in questo senso è la prefabbricazione di particolari elementi costruttivi presso l’azienda costruttrice e la consegna del manufatto “a misura” direttamente in cantiere. E ancora, in cantiere fanno la loro comparsa sistemi robotici, di automazione e persino di intelligenza artificiale/Machine Learning, che incrementano la sicurezza degli operatori e velocizzano le operazioni. Nel campo della robotica in particolare, ci si attende un impiego sempre più intensivo di macchine operatrici riservate al montaggio e all’assemblaggio di componenti; di apparecchiature cibernetiche esterne per il sostegno del corpo degli operatori (si tratta dei cosiddetti esoscheletri robotici, ossia dei robot indossabili), e dei già citati costruttori robotici in tre dimensioni. Per quanto riguarda invece il monitoraggio e l’organizzazione delle operazioni in cantiere, la digitalizzazione punta ai rover autonomi equipaggiati con sensori e telecamere ad alta definizione per i lavori di sterro a ciclo continuo all’interno dei siti; ai visori per la verifica e il controllo dell’avanzamento lavori e, più in generale, agli apparati e sistemi legati alla sensoristica per la rilevazione di specifiche caratteristiche tecniche (per esempio degli impianti). In definitiva, il cantiere di domani è inevitabilmente destinato a diventare un luogo sempre più tecnologico e automatizzato, pur rimanendo “sede” dell’ingegno umano: un luogo in cui la digitalizzazione si affianca all’esperienza degli specialisti per configurare gli edifici in modo che si adattino preventivamente alle esigenze di chi li abiterà, e in cui il benessere abitativo sia sempre garantito così come la sicurezza e la salubrità degli spazi. Gli obiettivi dell’innovazione tecnologica in edilizia Gli obiettivi dell’innovazione tecnologica in ambito costruttivo sono molteplici: da un lato, vi è ormai l’impellente esigenza di ridurre le emissioni di gas serra e il consumo di acqua, limitare la produzione di rifiuti e strutturare sistemi circolari di recupero dei materiali – e quindi di realizzare cantieri ed edifici meno impattanti dal punto di vista ambientale. Dall’altro, c’è bisogno di costruire edifici e città che resistano meglio ai cambiamenti climatici e ai terremoti e che rispondano alle esigenze abitative di una società che cambia. La tecnologia è quindi oggi al servizio di quello che potremmo definire un “costruire sostenibile” dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Un esempio di quest’ultimo approccio è la stampa 3D degli edifici applicata alla fabbricazione in legno che, si ritiene, potrebbe in un prossimo futuro risolvere le sfide abitative nei Paesi meno avvantaggiati grazie alla sua capacità di costruire, in tempi molto brevi, abitazioni economicamente approcciabili, rapidamente abitabili e di buona qualità complessiva.
Comprare casa nel 2023: ecco le agevolazioni fiscali disponibili Acquistare una casa è ancora oggi uno dei desideri principali degli italiani, sia per la serenità emotiva che possedere un’abitazione di proprietà comporta sia perché l’investimento nel cosiddetto “mattone” continua a rappresentare una certezza. Tuttavia, prima di procedere a un passo così importante è fondamentale conoscere in dettaglio le agevolazioni fiscali disponibili, in modo da valutare se sia possibile beneficiare dei vantaggi economici previsti dalla legge. I bonus fiscali relativi all’acquisto di beni immobiliari sono particolarmente cruciali soprattutto per chi desidera comprare la propria prima casa, ed è su questo argomento che vogliamo concentrarci. Cerchiamo quindi di fare chiarezza in questa pratica guida. Le agevolazioni per l’acquisto della prima casa In fase d’acquisto di un immobile, è possibile ottenere una riduzione delle imposte da pagare nel caso in cui siano presenti i cosiddetti “requisiti prima casa”, ossia: L’immobile da acquistare appartiene a determinate categorie catastali: A/2 (abitazioni di tipo civile), A/3 (abitazioni di tipo economico), A/4 (abitazioni di tipo popolare), A/5 (abitazioni di tipo ultra-popolare), A/6 (abitazioni di tipo rurale), A/7 (abitazioni in villini), A/11 (abitazioni e alloggi tipici dei luoghi), oltre alle necessarie pertinenze classificate nelle categorie catastali C/2 (magazzini e locali di deposito), C/6 (autorimesse e rimesse) e C/7 (tettoie chiuse o aperte) e destinate in modo durevole a servizio dell’abitazione principale soggetta ai benefici di prima casa. Ricordiamo che le abitazioni di tipo signorile, in ville, castelli e palazzi di eminenti pregi artistici e storici non prevedono invece alcuna agevolazione. L’immobile si trova nel Comune in cui l’acquirente ha o intende stabilire la propria residenza/in cui lavora: ciò significa che, se l’acquirente risiede in un altro Comune, dovrà trasferire la residenza in quello in cui è situato il fabbricato entro 18 mesi dal suo acquisto. Le agevolazioni fiscali sono possibili anche quando l’immobile si trova nel Comune in cui l’acquirente svolge la propria attività di lavoro o attività che non prevedono remunerazione (come nel caso di quelle sportive, di studio o di volontariato); e ovunque in Italia se l’acquirente è un cittadino italiano emigrato all’estero. A partire dal 2016, inoltre, anche il contribuente che è già proprietario di un immobile acquistato con i requisiti prima casa può beneficiare dei medesimi vantaggi fiscali nel caso in cui l’abitazione posseduta venga venduta entro un anno dal nuovo acquisto. L’acquirente potrà in questo caso usufruire anche di un credito di imposta pari all’imposta di registro o all’IVA pagata per il primo acquisto agevolato, tenendo presente che tale diritto si applica anche quando il riacquisto avviene con contratto di permuta o appalto. L’estensione dell’agevolazione prima casa è inoltre valida laddove il nuovo acquisto avvenga a titolo gratuito, come ad esempio in presenza di successioni o donazioni. In tali circostanze, l’atto d’acquisto del nuovo immobile dovrà riportare chiaramente l’impegno dell’acquirente a vendere il fabbricato già posseduto entro un anno. Nel caso in cui ciò non avvenisse, verranno ovviamente perse le agevolazioni prima casa per l’acquisto del nuovo immobile e, oltre ad imposte più alte e relativi interessi, l’acquirente dovrà versare una sanzione del 30%. Attenzione, quindi: se, per qualunque ragione, ci si rendesse conto di non poter rispettare l’impegno assunto, ossia di non poter vendere l’immobile precedente entro i termini temporali richiesti, sarà necessario presentare istanza all’ufficio dell’Agenzia delle Entrate presso il quale l’atto di compravendita è stato registrato (sempre entro un anno dall’acquisto del nuovo immobile) e chiedere la riliquidazione dell’imposta dovuta e il calcolo dei relativi interessi. Infine, è importante tenere a mente che le agevolazioni prima casa non spettano nel caso in cui si riacquisti un’abitazione ubicata nello stesso Comune in cui già si possiede un altro immobile che non ha fruito di questi benefici fiscali, a prescindere che si intenda o meno rivenderlo entro un anno dalla nuova compravendita. Quali sono i benefici “Prima Casa”: le imposte agevolate Nel caso in cui vengano soddisfatti i requisiti per l’agevolazione Prima Casa, l’acquirente si troverà a pagare imposte ridotte come indicato a seguire: Se il venditore è un privato o un’impresa che vende in esenzione IVA: Imposta di registro proporzionale nella misura del 2% anziché 9% Imposta ipotecaria fissa di 50 euro Imposta catastale fissa di 50 euro Se l’acquirente acquista da un’impresa, con vendita soggetta a IVA: Iva ridotta al 4% Imposta di registro fissa di 200 euro Imposta catastale fissa di 200 euro Imposta ipotecaria fissa di 200 euro L’imposta di registro proporzionale non potrà comunque mai essere di importo inferiore ai 1000 euro, mentre gli atti ad essa assoggettati, così come gli atti e le formalità relative a catasto e registri immobiliari saranno esenti da imposta di bollo, tasse ipotecarie e tributi speciali. Perdita delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa Esistono alcune circostanze in cui il contribuente che ha acquistato un’abitazione con i benefici prima casa può perdere le agevolazioni ottenute, trovandosi quindi costretto a versare le imposte risparmiate, i relativi interessi e la già citata sanzione del 30% legata alle imposte stesse. Le circostanze in cui si verifica la perdita delle agevolazioni prima casa sono le seguenti: L’atto d’acquisto dell’immobile include dichiarazioni false. L’abitazione “prima casa” viene venduta o donata prima che siano trascorsi cinque anni dal suo acquisto, a meno che non si riacquisti un altro immobile (anche a titolo gratuito) da adibire a prima casa entro un anno dalla vendita/donazione. L’acquirente non sposta la propria residenza nel Comune in cui si trova l’immobile entro 18 mesi dall’acquisto della prima casa. L’immobile già posseduto prima dell’acquisto del fabbricato prima casa non viene venduto entro un anno dal nuovo acquisto. Al contrario, le agevolazioni prima casa non si perdono nel caso in cui, entro un anno dalla vendita o dall’agevolazione: Il contribuente acquisti un immobile in uno Stato estero e lo adibisca a dimora abituale. Il contribuente acquisti un terreno e realizzi su di esso un fabbricato rientrante nelle categorie castali indicate in precedenza, adibendolo ad abitazione principale. Per evitare che le agevolazioni fiscali decadano è sufficiente che l’immobile sia rilevante dal punto di vista urbanistico: ciò significa che non dovrà essere stato necessariamente ancora ultimato, e che saranno sufficienti le mura perimetrali e la copertura delle singole unità. Il contribuente costruisca un altro immobile da adibire ad abitazione su un terreno di cui era già proprietario al momento della cessione dell’immobile agevolato. Le agevolazioni Prima Casa Under 36 Considerazioni a parte vanno dedicate alle agevolazioni Prima Casa Under 36, introdotte dal decreto legge n.73/2021 (Sostegni Bis) e riservate agli acquirenti con età inferiore ai trentasei anni che stipulano un atto di acquisto della prima casa tra il 26.05.2021 e il 31.12.2023. Ecco in cosa consistono queste particolari agevolazioni fiscali, che hanno lo scopo di favorire le compravendite immobiliari da parte dei giovani contribuenti: Esenzione del pagamento dell’imposta catastale, di registro e ipotecaria per le compravendite non soggette a IVA. Esenzione del pagamento dell’imposta catastale, di registro e ipotecaria per gli acquisti soggetti a IVA. Riconoscimento di un credito di imposta dell’ammontare pari all’IVA corrisposta al venditore per gli acquisti soggetti ad IVA. Tale credito d’imposta potrà essere: Portato in diminuzione delle imposte di registro, catastale, ipotecaria, sulle successioni e donazioni dovute sugli atti e denunce presentati successivamente alla data di acquisizione del credito. Utilizzato in diminuzione delle imposte sui redditi delle persone fisiche dovute in base alla dichiarazione da presentare successivamente alla data dell’acquisto agevolato. Usato in compensazione con modello F24 in cui indicare il codice tributo 6928. Esenzione dal pagamento dell’imposta sostitutiva per i finanziamenti erogati per acquisto, costruzione e ristrutturazione di immobili a uso abitativo. I beneficiari dell’agevolazione fiscale Prima Casa Under 36 sono: I contribuenti che non hanno ancora compiuto 36 anni nell’anno in cui viene stipulato l’atto. I contribuenti con indicatore ISEE non superiore ai 40,000 euro annui. Esattamente come per le agevolazioni prima casa, anche in questo caso sarà necessario che l’acquirente abbia o stabilisca la propria residenza nel Comune in cui si trova l’immobile entro diciotto mesi dall’acquisto. Dovrà inoltre dichiarare nell’atto di acquisto di non essere titolare (neppure in comunione) dei diritti di proprietà, usufrutto, uso e abitazione di altra abitazione o casa nel Comune in cui si trova l’immobile; così come di non essere titolare (neppure per quote o in regime di comunione legale) dei diritti di proprietà, uso, usufrutto, abitazione e nuda proprietà di un immobile acquistato (anche dal coniuge) usufruendo delle stesse agevolazioni “prima casa” su tutto il territorio nazionale. In caso contrario, l’immobile in questione dovrà essere venduto entro 12 mesi dall’acquisto del nuovo fabbricato. Anche per quanto riguarda la tipologia di immobile che può essere soggetto alle agevolazioni Prima Casa Under 36, si dovrà fare riferimento alle precedenti indicazioni. Ciò significa che l’acquisto agevolato riguarderà esclusivamente gli immobili facenti parte delle categorie catastali A/2 (abitazioni di tipo civile), A/3 (abitazioni di tipo economico), A/4 (abitazioni di tipo popolare), A/5 (abitazioni di tipo ultra-popolare), A/6 (abitazioni di tipo rurale), A/7 (abitazioni in villini), A/11 (abitazioni e alloggi tipici dei luoghi), oltre alle necessarie pertinenze classificate nelle categorie catastali C/2 (magazzini e locali di deposito), C/6 (autorimesse e rimesse) e C/7 (tettoie chiuse o aperte) e destinate in modo durevole a servizio dell’abitazione principale soggetta ai benefici di prima casa. Al contrario, le abitazioni di tipo signorile, in ville, castelli e palazzi di eminenti pregi artistici e storici non prevedono alcuna agevolazione.
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