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Quando si parla di proprietà immobiliari, la terminologia specifica del settore tende ad apparire complessa ai non addetti ai lavori, creando spesso confusione.
Termini come “superficie catastale“, “superficie calpestabile” e “superficie commerciale” sono ampiamente utilizzati nei documenti tecnici, nei contratti di compravendita e nelle perizie immobiliari e, pertanto, comprenderne le differenze è fondamentale per chiunque voglia acquistare, vendere o semplicemente valutare un immobile.
La superficie catastale è una misura ufficiale utilizzata dai Catasti italiani per determinare il valore fiscale di un immobile. Questa misura è fondamentale per il calcolo delle imposte come l’IMU (Imposta Municipale Unica) e altre tasse legate alla proprietà immobiliare (imposte di successione e imposta di registro sono due tra gli esempi più classici).
Tipicamente, la superficie catastale comprende tutte le aree coperte dell’immobile, incluse le murature, i vani accessori (come cantine, soffitte, garage), e le pertinenze (come balconi e terrazzi), moltiplicate per un coefficiente correttivo come stabilito dal DPR 138/98.
Dal punto di vista applicativo, la superficie catastale è presente nelle visure catastali ed è utile a determinare il valore di un immobile ai fini delle imposte (ossia alla sua valutazione fiscale). È anche importante tenere a mente che il valore fiscale può differire dal valore di mercato, ossia dal prezzo che un acquirente sarebbe disposto a pagare per l’immobile nel corso di una transazione commerciale.
La superficie calpestabile, anche conosciuta come superficie utile, è la misura dello spazio effettivamente utilizzabile all’interno di un immobile. Dal momento che rappresenta lo spazio vivibile reale, questa misura è spesso quella di maggiore interesse per chi acquista o affitta un immobile.
La superficie calpestabile comprende tutte le aree interne dell’immobile che possono essere concretamente calpestate, escludendo quindi le murature, i tramezzi e le superfici occupate da colonne, pilastri e altri elementi strutturali fissi.
In genere, questo dato si rivela essenziale per:
Dal momento che fornisce una misura precisa dello spazio abitabile, la superficie calpestabile è cruciale in tutti quei contesti in cui è necessario sapere quanti metri quadri siano effettivamente disponibili in un immobile.
La superficie commerciale è una misura che considera non solo lo spazio effettivamente utilizzabile all’interno dell’immobile, ma anche una parte delle superfici accessorie. È fondamentale per la valutazione commerciale degli immobili, soprattutto nel contesto delle compravendite.
La superficie commerciale include la superficie calpestabile, oltre a una quota delle superfici accessorie come balconi, terrazzi, cantine, soffitte e giardini, applicando specifici coefficienti di ponderazione variabili a seconda delle normative locali.
La superficie commerciale è in genere utilizzata per:
La superficie commerciale fornisce una misura completa e rappresentativa del valore di mercato dell’immobile, tenendo conto non solo dello spazio abitabile ma anche delle superfici accessorie che contribuiscono al comfort e alla funzionalità della proprietà.
Chiarite ora più in dettaglio le diverse definizioni, mettiamo a confronto la superficie catastale, calpestabile e commerciale così da comprenderne, a colpo d’occhio, le principali differenze:
Comprendere le differenze tra superficie catastale, calpestabile e commerciale è essenziale per chiunque sia coinvolto nel settore immobiliare o si trovi a doversi relazionare con esso.
Ogni tipo di superficie ha infatti un ruolo specifico e una rilevanza distinta, e influenza inevitabilmente vari aspetti delle transazioni immobiliari, dalla valutazione fiscale alla determinazione del prezzo di mercato, fino alla vivibilità quotidiana dello spazio abitativo: essere consapevoli di tali differenze consente di prendere decisioni informate in fase d’acquisto e locazione e di valorizzare al meglio eventuali proprietà.
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