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Situata tra il centro storico di Lovere e il Monte Cala, la residenza Dargone – collocata nell’omonima via del comune bergamasco – costituisce un unicum architettonico nel brano urbano in cui si colloca. Commissionato dalla Schiavi Spa e progettato da Rinaldo Scaioli con il collega Andrea Melloni tra il 1969 e il 1970, l’edificio si distingue per la caratteristica articolazione dei volumi, l’eleganza compositiva e il raffinato rapporto con il contesto, come si può cogliere analizzando gli elaborati progettuali redatti dagli architetti e conservati nell’archivio dell’Impresa.
Scaioli e Melloni si trovano a confrontarsi con un lotto di progetto angolare, di forma irregolare, che presenta un dislivello significativo e un caratteristico affioramento roccioso nella porzione settentrionale. Fin dalla prima proposta progettuale, poi scartata perché implicava un eccessivo sviluppo volumetrico, si percepisce la volontà dei progettisti di richiamarsi a questo elemento naturale e all’ambiente circostante: Scaioli e Melloni definiscono un volume massiccio, articolato in modo volutamente asimmetrico e fortemente caratterizzato dalla copertura. Questa, piegata sull’edificio in modo organico quasi ad imitare la roccia, era concepita come un guscio in cemento armato dal quale dovevano emergere un piccolo volume e alcuni comignoli dalle caratteristiche forme sinuose: un segno ricorrente nell’opera di Scaioli e soprattutto di Melloni, che ne fece oggetto di studi approfonditi. Nella versione definitiva la copertura perderà parte di questa potenza evocativa ma rimarranno i distintivi camini.
L’edificio effettivamente realizzato rinuncia a svettare in altezza, anzi sembra integrarsi con il terreno al punto di inglobare l’emergenza rocciosa presente sul fronte settentrionale. Il complesso residenziale si fonde con il suolo su cui insiste, adeguandosi organicamente a esso, e viene suggestivamente racchiuso da un muro di contenimento che con la sua forma curvilinea si flette armoniosamente a delimitare il lotto, inglobando un piccolo giardino e piegandosi verso l’interno nel definire gli accessi principali all’edificio. L’ingresso carrabile è collocato sul fronte meridionale e consente il raggiungimento delle autorimesse, situate nel terrapieno. L’accesso pedonale, sul prospetto orientale, è mediato dalla presenza di un’aiuola sinuosa che filtra il rapporto tra la strada esterna e l’interno domestico, immettendo nell’atrio principale. Da questo ambiente si accede al nucleo distributivo dell’edificio che comprende i disimpegni di accesso alle autorimesse, ai depositi e a due corpi scala, afferenti ai diversi volumi del complesso. I piani di calpestio della porzione settentrionale (che include due appartamenti sovrapposti alla zona cantine) risultano sfalsati rispetto al corpo principale al fine di assecondare l’andamento del lotto, che si eleva verso nord; la porzione meridionale accoglie sei appartamenti posti su tre livelli. I volumi risultano quindi molto articolati, sia nella concezione planimetrica che nello sviluppo in elevato, e richiedono una lettura dell’edificio a tutto tondo.
La struttura del fabbricato, a firma dell’ingegner E. F. Grimaldi, è in cemento armato a pilastri portanti, tamponata in muratura, così da consentire a Scaioli di sfruttare appieno le potenzialità date dalla “pianta libera” nello studio delle planimetrie e degli interni. Le unità abitative, caratterizzate da tagli e articolazioni differenti, sono accomunate da un’attenta ricerca Spaziale che non risulta mai banale grazie a una sapiente organizzazione degli Spazi distributivi e di servizio rispetto agli ambienti principali. A questi – e in particolare agli Spazi dedicati a soggiorno – il progettista garantisce la migliore esposizione alla luce naturale, collocandoli nella posizione più favorevole e accentuando il dialogo tra l’interno e l’esterno grazie alla presenza di logge e balconi, accuratamente calibrati in prospetto. Gli esterni sono stati realizzati con materiali che richiamano la tradizione: il manto di copertura è in laterizio, i serramenti in legno di abete verniciato; per l’intonaco si utilizzò il Terranova, colorato in pasta, impermeabile e molto resistente, una finitura di pregio utilizzata dai più celebri architetti del Dopoguerra. Questo e altri elementi di dettaglio (come i comignoli e i discendenti delle gronde integrati nella muratura) riflettono le figure di due progettisti raffinati, che nel progetto per casa Dargone sintetizzano felicemente alcuni dei temi a loro più cari: il dialogo attento con l’intorno, le linee organiche e il meticoloso studio compositivo.
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