Racconti storici

Storia della proprietà Schiavi in Via Vaghi, a Bellusco: ripartiamo dal 1850

Nel precedente articolo che ripercorre la storia della proprietà Schiavi in Via Vaghi 17, a Cantone di Bellusco, ci eravamo interrotti al 1826, ossia al momento in cui i quattro figli del notaio Ignazio Volpino ereditano l’intero lotto e continuano ad usufruirne, in comunione, in virtù della particolare affezione provata per il luogo.

Quando, nel 1851, uno degli eredi, Gaetano, muore, le sorelle Carolina e Antonia Volpino cercano di acquistare la metà della casa civile che era di sua proprietà, col fine ultimo di prendere possesso di tutto il bene. L’ingegner Geremia Tagliasecchi, curatore speciale del figlio di Gaetano, Ferdinando, all’epoca ancora minorenne, oppone però un progetto di vendita e matura l’intento di liquidare la totalità dei beni belluschesi dei Volpino per accordare il vantaggio del nipote con quello delle zie. E così, per un totale di 88.500 lire, il milanese Pietro Saldarini acquista il patrimonio e liquida gli eredi Volpino – oltre ad assolvere alcuni debiti sospesi della famiglia.

La proprietà include all’epoca ulteriori edifici, boschi, campi e vigne che i precedenti possidenti avevano aggiunto nel corso degli anni, mentre immutata rimane la casa civile collocata alla particella 264:

Secondo i documenti dell’epoca, la costituzione del caseggiato è ora la seguente:

  1. Porta d’ingresso marcata col numero 45, divisa da due ante;
  2. Andito successivo selciato e scoperto;
  3. Corte in parte selciata e parte con fondo di terra;
  4. Cascina a destra con finestra;
  5. Portico in tre campi selciato e soffittato, sotto il quale pozzo;
  6. Altro portico in due campi;
  7. Scala di legno in una stanza, ritagliata nella seguente;
  8. Cucina con una finestra; superiore alli 4, 6, 8 tre stanze di cui quella sopra il n. 6 con poca luce;
  9. Cantina a cui si discende per sei gradini, soffittata d’asse;
  10. Portico in due campi, uno de’ quali diviso.. serve per tinaja;
  11. Altro portico in un campo;
  12. Apertura che mette al giardino, da cui si passa anche ad un cantinino;
  13. Cantinino soffittato;
  14. Luogo terreno con una finestra;
  15. Altro luogo terreno con una finestra e due aperture, una verso il giardino e l’altro verso un andito allo istesso giardino. Scala di legno che mette al superiore e al n. 14, Granaio sotto tetto;
  16. Stalla con due finestre;
  17. Altra stalla con finestra;
  18. Scuderia in quattro poste con due finestre, soffittata;
  19. Andito e porta che mette al campo di casa; Superiormente alli nn. 14, 16, 17, 18, 19 cascina a tetto;
  20. Portico in tre campi avanti li nn. 16, 17, 18, 19;
  21. Pollajo contro il muro di cinta Parravicini cinto di cotto; Si ritorna al portico n. 5 e si passa alla porzione civile;
  22. Vestibolo in cui scala di vivo pei superiori;
  23. Dispensino;
  24. Cucina grande con finestra, da questa per una scaletta di legno si passa al superiore al n. 9, stanzino con due finestre; 24 ½) Lavandino con scala che mette pure alla cantina n. 9;
  25. Legnaja;
  26. Scaletta con una sol finestra e soffitta;
  27. Altra scaletta con due aperture grandi verso il giardino, camino in angolo, dipinta;
  28. Sala grande con quattro aperture verso il giardino, due a Levante e due a Tramontana dipinta, apertura verso il vestibolo n. 22.

“Ascesa la scala al n. 22, si passa al superiore al n. 22 e parte del n. 5 anticamera; superiore ad altra parte del n. 5 stanza con una finestra, apertura che mette ad una latrina a balzo; superiore al resto del n. 5 altra stanza ora ad uso granaro; superiore al n. 9 stanza senza luce; superiore al n. 25 stanzino di ripostiglio per la frutta; superiore al n. 24 stanza civile plafonata con una sol finestra; superiore al n. 24 ½ stanzino plafonato; superiore al n. 26 altra stanza grande plafonata; superiore al n. 27 altra stanza soffittata con tre finestre; superiore a parte del n. 28 due stanze verso il giardino, una con due aperture e l’altra con una sola; superiormente a tutte le stanze solai.. a tetto. Tutto il suddetto caseggiato è coperto da tetto formato cogli opportuni legnami per sostegno de’ coppi e le aperture d’accesso e di luce sono munite dei rispettivi serramenti ad uso osservando che quelli nella parte civile sono di antiporti per gli usi e per le finestre e poggioli di telari a vetri con.. gelosie pure in opera».”

È importante notare che il catasto Lombardo-Veneto conferma come “casa di villeggiatura” l’edificio alla particella 264 e attiguo alla casa colonica (censita al numero 538). Tale caseggiato viene identificato come “di prima classe” ma di condizione “infima”.

È il nuovo proprietario, Saldarini, a procedere al restauro completo degli edifici, attraverso una ristrutturazione completa, sia interna che esterna, sia relativamente alla casa di villeggiatura che a quella colonica. Dopo l’intervento, il catasto conta nella sola casa di villeggiatura ben sei luoghi terreni, otto superiori, un magazzino e una cantina.

I Saldarini vendono l’edificio a Luigi Bartesaghi nel 1888, la cui famiglia conserva la proprietà almeno fino al 1940, mantenendola in ottime condizioni estetiche e funzionali, inoltre la tenuta raccoglie le eccellenze musicali dell’epoca, grazie allo spassionato interesse di Pietro Ostali, marito dell’ultima erede Bartesaghi, che raccoglie nelle proprie stanze gli spartiti scampati ai bombardamenti che coinvolgono le Case di Musica di Milano.

Già dalla fine dell’Ottocento la famiglia Bartesaghi sceglie la tenuta di Cantone come propria villeggiatura estima, dove alcuni esponenti della famiglia risiedono infine stabilmente ancora sulla seconda metà del secolo successivo.

Situazione destinata a protrarsi fino degli anni ‘70, anno in cui la proprietà passa interamente alla Famiglia Schiavi, che interviene da subito per riportare la tenuta al suo originario stato di eccellenza sul territorio. Il restauro si conclude alla fine degli anni ’70 portando l’edificio a nuova vita.

 

Fonti. Archivio di Stato di Milano: Atti dei Notai di Milano, 49730, 2877, 1344; Catasto, Petizioni Trasporto d’Estimo, 71; Catasto, Atti di Formazione, 9117; Ufficio del Registro di Milano, Successioni, 193; Atti di Governo, Censo Parte Antica, 564. Archivio Comunale di Bellusco: Nuovo Catasto Urbano; Censimenti; Moderno, 18, 19, 53 (monumento ai Caduti); Cartelle Edilizie, 1930. Angelo Arlati, Bellusco – nella storia, nell’arte e nella fotografia, Amministrazione Comunale, 1985.  Ringrazio l’Impresa Schiavi S.p.A e la famiglia Gabellotti-Biffi per le condivise memorie circa l’edificio di via Vaghi; Davide Dozio e Mario Signori dell’Archivio di Stato di Milano.