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Abbiamo ripercorso, nel precedente articolo dedicato a Villa Gardenia, la realizzazione immobiliare a firma Schiavi Spa nel quartiere Germanedo a Lecco, la storia della famiglia Pecoroni e di come questa sia entrata in possesso del territorio sul quale avrebbe poi costruito l’omonima filanda. Ed è esattamente da questo punto che ora ripartiamo.
Subentrando agli Invernizzi, Pietro Pecoroni si pone l’obiettivo di rilanciare le proprietà acquisite attraverso la fondazione di una moderna manifattura proprio sul sito della vecchia tenuta Pomarolo, che un tempo stringeva uva e campi coltivati attorno al Palazzo. La contrazione del mercato tessile arresta l’espansione del filatoio verso il 1820, ma Pietro non si ferma. Al contrario, vende alcune proprietà in città a Lecco e si ritira a Germanedo presso la casa civile attigua alla manifattura. Si tratta di un edificio ulteriore, affiancato in riordino al Palazzo Invernizzi.
Sfortunatamente, al momento della morte di Pecoroni, avvenuta nel 1836, i suoi beni risultano affetti da vari debiti di cui si prende carico la vedova Maria Arrigoni. Quest’ultima decide di venderli al figlio Antonio: l’atto notarile stipulato nel 1848 riguarda in particolare i beni immobili ad Acquate, Morterone e Germanedo, dove sorge il filatoio. Alle centodiecimila lire totali pattuite per la cessione da madre a figlio, vengono scontate le cifre dovute al pagamento dei numerosi debiti lasciati insulti da Pietro: il figlio Antonio si impegna a onorarli di tasca propria. Sottratte le cifre dovute a terzi, il prezzo d’acquisto ammonterebbe a quarantamila Lire: mamma Arrigoni dispone di lasciare la somma presso il figlio, purché questi le rilasci un vitalizio annuo pari al 5% della cifra. La signora Maria continuerà, peraltro, anche a vivere nella casa civile di Germanedo.
Antonio Pecoroni gestisce al meglio le proprietà un tempo appartenute al padre, rilanciando e ampliando il filatoio di seta, che il Catasto Lombardo-Veneto censisce a metà Ottocento sotto il mappale 142, attiguo alla casa civile del 143 e non distante dal vecchio sedime di casa Invernizzi. Attorno alla costruzione sono all’epoca presenti orti e coltivazioni a vite.
A metà dell’Ottocento, la filanda Pecoroni si colloca in un industrioso scenario che, sul territorio di Germanedo, vede all’opera altri due filatoi e due complessi serici. Alla morte di Antonio, avvenuta nel 1888, gran parte delle proprietà viene destinata a uno dei figli in particolare, Pietro, che prende in carico anche il filatoio. All’epoca della scomparsa di Pietro Pecoroni, nel 1903, il filatoio è ancora un punto di riferimento importante a Lecco, tanto da registrare un reddito imponibile di 433,34 Lire. In parti diverse e secondo il testamento paterno del 1902, succedono al defunto i figli Carlo, Mario, Giorgio, Agnese, Maria ed Anna. Dopo la rinuncia di quest’ultima all’eredità nel 1904, entro lo stesso anno gli altri cinque favoriscono la vendita frazionata di alcune terre a Germanedo all’industriale Giovanni Battista Cima. Nel dicembre del 1904, infine, i Pecoroni vendono tra altre proprietà anche la casa civile e il filatoio di via Stoppa. Si aggiudicano l’acquisto Edoardo Colombo e Angela Rusconi.
È questo il fervente, dinamico e industrioso humus sul quale Schiavi Spa ha dato vita alla splendida Residenza Villa Gardenia, residenza di classe che porta con sé tutto il fascino della tradizione storica lecchese con un occhio attento alle tecnologie più evolute e contemporanee.
Fonti e Bibliografia. Archivio di Stato di Bergamo (AsBg), Atti dei notai, 12122. Archivio di Stato di Como (AsCo): Atti dei notai, 5668; Camera di Commercio, 144, Notifiche esercizi del Circondario di Lecco; Catasto, Germanedo, Libri partitari; UTE, Germanedo, Volture. Archivio di Stato di Milano (AsMi): Atti dei notai, Ultimi versamenti, 318; Catasto Teresiano, Lecco, mappa preparatoria. Archivio Storico Civico di Milano (AscMi), Famiglie, 1135. F. D’Alessio, Transumanze… immobiliari: Stoppani e Pecoroni tra botteghe, palazzi e cererie, in Archivi di Lecco, I, 2017, pp. 118-121; A. Garlandini, M. Negri (a cura di), I monumenti storico-industriali della Lombardia: censimento regionale, Milano 1984, pp. 243-244.
Si ringraziano in particolare lo storico Cristian Bonomi, Barbara Cattaneo (Direttrice scientifica del Sistema Museale Urbano Lecchese – Si.M.U.L) e l’ing. Francesco D’Alessio.
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