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Da mesi stiamo esplorando assieme a voi il complesso progetto di restauro, ristrutturazione e riqualificazione dello splendido Palazzo Ferlendis, edificio storico a Lovere. Ci siamo mossi a partire dal cuore e dall’ossatura dell’immobile, ripercorrendo gli interventi che si sono resi necessari per la sua struttura portante, spostandoci poi verso l’esterno. Non a caso oggi vi racconteremo come abbiamo ripulito l’estetica, ossia “la pelle” del palazzo, attraverso la ristrutturazione dei suoi intonaci e delle sue murature.
Il mondo degli intonaci è più vario e articolato di quanto si potrebbe inizialmente pensare. Fondamentalmente, l’intonaco si costituisce di tre elementi: un legante, un aggregato e una parte d’acqua. Tuttavia, l’impiego di diverse tipologie di legante (cemento, calce o gesso), l’utilizzo di sabbia di varia granulometria come aggregato e la possibilità di mescolare questi elementi con diverse quantità di acqua rendono possibile l’ottenimento di una vasta gamma di intonaci, tutti con caratteristiche differenti.
Trattandosi, nel caso di Palazzo Ferlendis, di restauro di un bene storico, la cui struttura è costituita da antiche pareti in pietra soggette a fenomeni di umidità, si è rivelato molto importante intervenire con un intonaco che fosse in grado di consentire alla muratura di “respirare”, ossia di disperdere nell’ambiente l’umidità presente al suo interno.
La tipologia di intonaco più indicata in questi casi risulta essere, sin dall’antichità, quella a base di calce. Mentre l’intonaco a base di gesso tende infatti a “consumarsi” molto rapidamente se applicato sulle pareti esterne, e quello abase di cemento – con le sue caratteristiche di impermeabilità all’acqua e al vapore acqueo – imprigiona l’acqua all’interno delle murature generando pericolosi fenomeni di condensa interna alla parete, l’intonaco a base di calce permette ai muri di disperdere l’umidità accumulata e garantisce al contempo un’eccezionale resistenza agli agenti atmosferici.
Nel corso della fase realizzativa dell’intervento, dopo aver scrostato l’intonaco esistente e messo in sicurezza le murature, procedendo a “ingabbiarle” con l’ausilio di una rete metallica che potesse migliorare le prestazioni statiche e meccaniche, abbiamo proceduto alla realizzazione dei nuovi rivestimenti.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’intonaco non è definibile come un unico elemento applicato sul muro. È infatti costituito da tre diversi strati: il primo, definito “rinzaffo”, si compone di una base piuttosto liquida applicata direttamente sulla muratura. Il suo scopo è quello di riempire le irregolaritàdel muro così da formare una base uniforme su cui applicare lo strato di maggiore spessore. Questo secondo strato si definisce “arriccio”, e costituisce il vero e proprio corpo dell’intonaco. È soltanto nella fase finale che si procede a realizzare il sottile strato che rimane più visibile all’occhio dell’osservatore, ossia la cosiddetta “finitura”.
Quello appena esemplificato è esattamente il procedimento messo in atto da Schiavi SpA per Palazzo Ferlendis. Un intervento attento e studiato dettagliatamente e in maniera specifica per l’edificio, e che ha permesso di riportare il Palazzo alla sua meritata bellezza originaria.
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